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La fame nervosa la conosco bene anch'io.

Arriva soprattutto quando mi sento brutta, incapace, insignificante. E allora mi conforto con i dolci, da cliché. E più mangio e più non mi piaccio.

Credo però che il desiderio di conforto sia legato a un desiderio di amore, di essere riconosciuta, dagli altri e alla fine pure da me stessa.

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Cara dottoressa, anche se in ritardo di un mese, mi trovo a leggere ora la sua interessante newsletter...la fame nervosa riguarda anche me.

Cio' che mi ha colpito è il suo consiglio di pensare a cosa ci sta portando a mangiare, perché sentiamo di farlo. Io non lo faccio mai, ormai cerco quel dolcetto dopo cena, quella merenda al pomeriggio come "consolazione" e "conforto" in automatico.

So benissimo che non risolve tutti i miei problemi, eppure ogni volta ripeto lo stesso schema.

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Salve Dottoressa! Grazie per questo sassolino che, per il suo forte significato che ha per me, potrei definirlo un "sassolino d'oro".

Quando i progetti presentano difficoltà impreviste, quando va "tutto storto", quando ci si sente paragonati a persone che fanno parte dell'università o del lavoro e usciamo sempre da questo confronto come carenti rispetto agli altri. Quando siamo sopraffatti perchè crediamo di non avere gli strumenti per farcela e non arrivano segni che confermano il contrario. Quando assorbi le emozioni degli altri ma non riesci a fare uscire le tue, non riesci a trovare l'occasione per sentirti libero perchè devi sempre aiutare gente legata a te che vorresti stesse bene. Quando vuoi zittire le preoccupazioni nella testa e allora vuoi solo aspettare che tutti liberino la stanza in modo da goderti 5 minuti di dolcezza, di tepore, di croccantezza, pur di dimenticarti di quanto sei solo e incapace di uscire da quella situazione. Per avere un conforto e ragionare "a pancia piena" sperando di vedere la luce in fondo al tunnel per il semplice fatto che ora si è nutriti, al sicuro. Ecco degli esempi in cui questa situazione si è presentata.

2 anni fa avevo cercato il suo supporto proprio per questa problematica che era strettamente connessa anche alla tematica del blocco. Non abbiamo mai iniziato un percorso insieme per via della lista d'attesa ma almeno questo sassolino si è rivelato un supporto prezioso nel poter capire meglio questa parte di me. Voglio ringraziare L. per aver scritto del suo problema per il quale la sento vicina, soprattutto perchè senza L. questo sassolino non ci sarebbe stato. Quando diventi più consapevole del meccanismo non sei più in un inferno, piuttosto entri in un limbo dove puoi mangiare se vuoi, ma non lo desideri più come prima perchè senti che non è più un impulso, senti che origina da un'esigenza. E lì c'è un tiro alla fune più facile da vincere. A volte riesco a farne a meno e diventa più facile sentirsi vicini al proprio equilibrio. Un ragionamento con se stessi dopo l'altro, una coccola per se stessi dopo l'altra, come può esserlo lo sport o silenziare gli altri invece che se stessi.

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Anche io, come la persona che ti ha scritto, soffro di questa fame nervosa o smangiucchiamento. Vorrei non accadesse, ma accade, e finora "vai a camminare, chiama un amico" non hanno funzionato. Io so in linea di massima quali sono le cose da cui mi sento compressa, ma quando mangiucchio di tutto è come se non sapessi perché.

Grazie del tuo aiuto, Alessia!

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In realtà, quei "vai a camminare", "distraiti"&Co. lasciano sempre un po' il tempo che trovano. Possono funzionare 1-2 volte, ma certamente non rappresentano una soluzione e alla lunga diventa più frustrante che altro.

La cosa migliore che possiamo fare è, come dicevo nella risposta, metterci in mezzo un pensiero.

So che ci si dà molto addosso per gli attacchi di fame nervosa, ma davvero hanno sempre un senso☺️

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