Buongiorno,
Com’è andata l’estate? E com’è trascorso il mese di settembre?Io ho procrastinato a lungo il cambio di piattaforma da cui inviare la newsletter, tanto che ho saltato quella di settembre. Se devo andare a vedere quando procrastino, capita sempre per lo stesso motivo: si tratta di quelle cose che, presumibilmente, almeno nel mio immaginario, sono ingarbugliate e indistricabili, come quando mi si aggrovigliano le collane e preferisco non indossarle piuttosto che armarmi di pazienza e snodarle. Sono le cose che mi fanno sentire, almeno per un po’, impotente e incapace di comprendere come fare, uno stato che mi genera una intollerabile frustrazione.
Con questa newsletter, come spesso accade, mi son messa lì una sera e non è stato difficile come immaginavo, anzi man mano che c’ero dentro il groviglio immaginato diventata un semplice filo da seguire.
Vorrei dire di aver imparato una volta per tutte la lezione, ma so per certo che questa cosa della procrastinazione dinanzi alle cose ingarbugliate me la tengo. Magari, però, imparo a procrastinare (un po’) meno e a ricordarmi che, spesso, le cose sono più ingarbugliate nella mia testa che nella realtà e basta iniziare a buttarci un occhio per veder sciolti i primi nodi!
E tu come sei messo/a a procrastinazione? Hai mai fatto caso in quali momenti ti capiti?
Cara Alessia,
Non so se questa mia mail vada bene per la newsletter, perché riguarda una questione di cui parli già molto spesso sui social…il mio problema è quello della fame nervosa. Sono consapevole del momento in cui accade, ho come una foto stampata in testa: io in cucina che apro il cassettone che contiene i biscotti e ne arraffo qualcuno, li butto giù velocemente, come se qualcuno potesse beccarmi. Ma non finisce qui, perché è come se avessi un senso di insoddisfazione fortissimo e quindi prendo altre cose a caso (grissini, yogurt, latte e cereali, grana, caramelle gommose…). Mi fermo e poco dopo mi sale una nausea e inizio a darmi della scema. Mi riprometto non accadrà più e invece succede di nuovo. Non mi aspetto che tu possa aiutarmi, so che non puoi darmi delle ricette preconfezionate (come dici sempre tu!). Mi basta un sassolino!
L.
Cara L.,
Grazie per avermi scritto! In realtà, citi un tema che appartiene a molti e di cui parlo sempre molto volentieri, quindi grazie!
Allora, avrei 100000 cose da dire, ma provo a comprimere in modo che la risposta divenga il più possibile efficace. Partiamo dal cibo: nell’ambito della fame nervosa, il cibo ha sempre la funzione di regolare le emozioni. Mangiare è la soluzione (disfunzionale) a un problema: fatico a tollerare il problema e ne abbasso il volume delle emozioni mangiando. Molto spesso -io direi proprio nella maggior parte dei casi- quel problema ha a che fare con il sentirsi impotenti, impossibilitati a muoversi o soverchiati. Quando lavoro con i pazienti, viene quasi sempre fuori che il momento dello smanghiucchiamento si verifica quando sentono di avere tantissime cose che gli ricadono sulle spalle, come se ci fossero tante forze (voci di persone, cose da fare, pensieri…) che gli premono addosso.
A questo punto si mangia. E ora tu ti chiederai: «Ma perché devo mangiare? Non posso, chessò, mettermi a cantare?». No, perché mangiare risponde proprio bene alla sensazione di essere soverchiati: è un’azione di movimento ed è un movimento attivo, poiché sei tu a decidere cosa, come, quando e quanto mangiare. Inoltre, mettere qualcosa sotto i denti (l’azione del masticare) aiuta a scaricare la tensione data dalle mille pressioni che gravano addosso.
RIASSUNTO SIN QUI: Mi sento bloccata in una situazione —>Risposta: mi muovo, scarico la tensione masticando e questa volta sono io a scegliere (che nessuno mi rompa le palle!")
Perfetto. Questo è ciò che, in genere, accade in chi soffre di fame nervosa. Questo passaggio è pressoché uguale per tutti. Ora passiamo al soggettivo, a te.
In generale, quali situazioni ti fanno sentire bloccata? Quali sono i momenti in cui senti di avere tantissime cose addosso, così tante che non sai da che parte girarti e senti che ti manca l’aria?
Esempi: quando mi sento incapace, quando sento di non capire niente, quando non so da che parte cominciare, quando mi sento sopraffatta dagli impegni e dalle richieste…
Dopodiché, la prossima volta che hai un attacco di fame nervosa, un attimo prima di mettere le mani sui biscotti, prova a chiedere a te stessa: “C’è per caso qualcosa che potrebbe farmi sentire soverchiata? Ci sono per caso delle cose che mi stanno premendo addosso in questo momento? È possibile le abbia sentite o ci abbia pensato poco prima di allungare il braccio verso i biscotti?”.
Poi, se ti gira, i biscotti te li mangi comunque, ma intanto ci avrai messo in mezzo un pensiero e questo è un piccolo grande passo per dare un senso alla fame nervosa che non sia il solito senso di colpa.
Cara L., lo so che la fame nervosa è frustrante, ma è davvero un modo che hai trovato per far fronte a qualcosa che ti fa sentire compressa. Capiamo cosa ti comprime, capiamo come mai ti fa sentire a tal punto soverchiata e da lì si parte. Poi si va (spesso lentamente, ma si va).
Un abbraccio
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E a te, caro lettore/cara lettrice di questa newsletter, in quali momenti ti senti soverchiato? In genere, quali soluzioni (più o meno funzionali) metti in campo per scrollarti di dosso quella pressione?
Come sempre, se ti va di condividere le tue riflessioni sono qui! =)
LE ULTIME PUNTATE DEL PODCAST "TV THERAPY"
Quello dove…Only Murders in the building ci spiega che l’amicizia non ha età
Quello dove…Please like me ci aiuta a capire cosa c’è dietro al suicidio
Per questo mese è tutto, ci rivediamo il 13 di ottobre con una nuova newsletter che non stressa (si spera!)
La fame nervosa la conosco bene anch'io.
Arriva soprattutto quando mi sento brutta, incapace, insignificante. E allora mi conforto con i dolci, da cliché. E più mangio e più non mi piaccio.
Credo però che il desiderio di conforto sia legato a un desiderio di amore, di essere riconosciuta, dagli altri e alla fine pure da me stessa.
Cara dottoressa, anche se in ritardo di un mese, mi trovo a leggere ora la sua interessante newsletter...la fame nervosa riguarda anche me.
Cio' che mi ha colpito è il suo consiglio di pensare a cosa ci sta portando a mangiare, perché sentiamo di farlo. Io non lo faccio mai, ormai cerco quel dolcetto dopo cena, quella merenda al pomeriggio come "consolazione" e "conforto" in automatico.
So benissimo che non risolve tutti i miei problemi, eppure ogni volta ripeto lo stesso schema.