Io di anni ne ho il doppo: 48. Anch'io, ai miei trenta, non volevo avere bambini e anch'io avevo un marito che mi aveva detto dal giorno uno che voleva avere figli. Quando è arrivato il momento di decidere se averli mi sono buttata senza tanto pensarci perché mi sembrava scontato che era il mio dovere compiere la parola che avevo dato a mio marito accettando di sposarlo e di fare una vita insieme. Con gli anni mi sono resa conto di due cose: in primo luogo, che non volevo avere figli perché effettivamente , per certi versi, avevo dovuto fare da madre ai miei genitori quando - essendo figlia unica - mi coinvolgevano nelle loro diattribe e lotte e, in secondo luogo, che a volte - non sempre - serve anche buttarsi senza pensarci troppo nelle scelte di vita. Alla fine, la mia esperienza di madre è stata diversa da quella che avevo avuto da figlia e ho potuto definirla io insieme a mio marito. Devo dire che da quando sono diventata madre (quindici anni fa) non mi sono svuotata, come temevo, ma mi sono arricchita, ma per arrivarci ho dovuto: (i) costruire comunità per non sentirmi sola e/o onnipotente durante le tappe di accudimento iniziali, (ii) capire che i figli non sono miei, cioè non sono le mie creature nel senso di averli io creato, ma che loro sono loro, (iii) non smettere di lavorare e di coltivare le mie passioni per non perdere il senso di me stessa. La maternità non mi definisce, è una cosa in più. Tutto quanto sopra non è stato né è facile, tutti i giorni si ripropongono i temi da vivere e da risolvere con una serie di allegrie, dubbi, frustrazioni e arrabiature, ma è parte della vita. Adesso che sono adolescenti, affronto cose diverse e cerco di imparare a camminare con loro, né davanti, né dietro. Super difficile, ma ne vale la pena.
Ciao Alessia, io ho solo 24 anni eppure mi ritrovo appieno nelle emozioni che ha scritto la ragazza nella lettera. Ci ho riflettuto e in effetti credo proprio, per quanto mi riguarda, che derivino dall’idea di genitorialitá trasmessami dai miei genitori. Capisco il dilemma, perché anche se io in questo momento non sono nelle condizioni di avere una famiglia, penso che un domani questi pensieri ci saranno comunque. Purtroppo credo anche che ultimamente, soprattutto da noi giovani, fare il genitore sia stato demonizzato, come appunto se significasse rinunciare a tante parti di sé! Siamo sempre più esposti anche sui social a luoghi comuni sulla genitorialitá, come se fosse un’esperienza universale e non come se ognuno di noi potesse viverla a suo modo. Ho anche riflettuto sul fatto che va benissimo porci queste domande, ma che forse è anche vero che se abbiamo di fianco la persona giusta con cui condividiamo dei principi morali e dei progetti, dovrebbe essere un pochino più semplice. Purtroppo tante donne, a parer mio, non trovano la persona giusta con cui fare un figlio, forse anche perché non è così facile trovarla..
Ciao Alessia, vorrei poter abbracciare la ragazza che ti ha scritto e ringraziarla per avermi fatto sentire meno sola! Anche io ho la sua età e mi ritrovo davanti al bivio sul fare figli, ai dubbi e le paure espresse. Mi rendo conto che la mia avversione all’ argomento nasce dall’essere già stata “madre” (nel senso di figura che accudisce) e dall’avere nella mente un’idea di maternità associata a parole come sacrificio, abnegazione, stanchezza. Come un bornout affettivo. Capisco che chiama in causa tanti altri temi già sensibili nella mia vita e che la maternità renderebbe solo più “scoperti”. Inoltre ho scelto un lavoro che prevede l’accudimento e dunque - pur sentendomi per certi versi allenata al ruolo- il mio timore è di rimanere svuotata, privata di energie dalle richieste di accudimento, incapace di trovare un equilibrio tra me e l’Altro- aspetto recentemente imparato. Mi ha colpito molto questa frase: se le paure fossero “una strada per proteggersi senza rinunciare alla possibilità di amare”? Non ci avevo mai pensato, alla possibilità che ci possa essere un modo mio per essere mamma. Come si fa ad avere un equilibrio tra responsabilità e leggerezza? Sento che è una domanda a cui devo trovare una mia risposta, ma che nel farlo ho bisogno di circondarmi di esempi sani di genitori- e adulti- che hanno trovato la loro.
Grazie ad entrambe per la lettera e per la risposta perché è stato un caso che le leggessi ma, poiché credo che il caso non esista ma ci siano energie sottili che ci collegano, è tutto arrivato nel momento giusto della mia vita. Mi sento davvero di ringraziarvi, con tutto il cuore ❤️
Io di anni ne ho il doppo: 48. Anch'io, ai miei trenta, non volevo avere bambini e anch'io avevo un marito che mi aveva detto dal giorno uno che voleva avere figli. Quando è arrivato il momento di decidere se averli mi sono buttata senza tanto pensarci perché mi sembrava scontato che era il mio dovere compiere la parola che avevo dato a mio marito accettando di sposarlo e di fare una vita insieme. Con gli anni mi sono resa conto di due cose: in primo luogo, che non volevo avere figli perché effettivamente , per certi versi, avevo dovuto fare da madre ai miei genitori quando - essendo figlia unica - mi coinvolgevano nelle loro diattribe e lotte e, in secondo luogo, che a volte - non sempre - serve anche buttarsi senza pensarci troppo nelle scelte di vita. Alla fine, la mia esperienza di madre è stata diversa da quella che avevo avuto da figlia e ho potuto definirla io insieme a mio marito. Devo dire che da quando sono diventata madre (quindici anni fa) non mi sono svuotata, come temevo, ma mi sono arricchita, ma per arrivarci ho dovuto: (i) costruire comunità per non sentirmi sola e/o onnipotente durante le tappe di accudimento iniziali, (ii) capire che i figli non sono miei, cioè non sono le mie creature nel senso di averli io creato, ma che loro sono loro, (iii) non smettere di lavorare e di coltivare le mie passioni per non perdere il senso di me stessa. La maternità non mi definisce, è una cosa in più. Tutto quanto sopra non è stato né è facile, tutti i giorni si ripropongono i temi da vivere e da risolvere con una serie di allegrie, dubbi, frustrazioni e arrabiature, ma è parte della vita. Adesso che sono adolescenti, affronto cose diverse e cerco di imparare a camminare con loro, né davanti, né dietro. Super difficile, ma ne vale la pena.
Ciao Alessia, io ho solo 24 anni eppure mi ritrovo appieno nelle emozioni che ha scritto la ragazza nella lettera. Ci ho riflettuto e in effetti credo proprio, per quanto mi riguarda, che derivino dall’idea di genitorialitá trasmessami dai miei genitori. Capisco il dilemma, perché anche se io in questo momento non sono nelle condizioni di avere una famiglia, penso che un domani questi pensieri ci saranno comunque. Purtroppo credo anche che ultimamente, soprattutto da noi giovani, fare il genitore sia stato demonizzato, come appunto se significasse rinunciare a tante parti di sé! Siamo sempre più esposti anche sui social a luoghi comuni sulla genitorialitá, come se fosse un’esperienza universale e non come se ognuno di noi potesse viverla a suo modo. Ho anche riflettuto sul fatto che va benissimo porci queste domande, ma che forse è anche vero che se abbiamo di fianco la persona giusta con cui condividiamo dei principi morali e dei progetti, dovrebbe essere un pochino più semplice. Purtroppo tante donne, a parer mio, non trovano la persona giusta con cui fare un figlio, forse anche perché non è così facile trovarla..
grazie per lo spunto di riflessione
Ciao Alessia, vorrei poter abbracciare la ragazza che ti ha scritto e ringraziarla per avermi fatto sentire meno sola! Anche io ho la sua età e mi ritrovo davanti al bivio sul fare figli, ai dubbi e le paure espresse. Mi rendo conto che la mia avversione all’ argomento nasce dall’essere già stata “madre” (nel senso di figura che accudisce) e dall’avere nella mente un’idea di maternità associata a parole come sacrificio, abnegazione, stanchezza. Come un bornout affettivo. Capisco che chiama in causa tanti altri temi già sensibili nella mia vita e che la maternità renderebbe solo più “scoperti”. Inoltre ho scelto un lavoro che prevede l’accudimento e dunque - pur sentendomi per certi versi allenata al ruolo- il mio timore è di rimanere svuotata, privata di energie dalle richieste di accudimento, incapace di trovare un equilibrio tra me e l’Altro- aspetto recentemente imparato. Mi ha colpito molto questa frase: se le paure fossero “una strada per proteggersi senza rinunciare alla possibilità di amare”? Non ci avevo mai pensato, alla possibilità che ci possa essere un modo mio per essere mamma. Come si fa ad avere un equilibrio tra responsabilità e leggerezza? Sento che è una domanda a cui devo trovare una mia risposta, ma che nel farlo ho bisogno di circondarmi di esempi sani di genitori- e adulti- che hanno trovato la loro.
Grazie Alessia per gli spunti!
Ciao Alessia e ciao F.
Grazie ad entrambe per la lettera e per la risposta perché è stato un caso che le leggessi ma, poiché credo che il caso non esista ma ci siano energie sottili che ci collegano, è tutto arrivato nel momento giusto della mia vita. Mi sento davvero di ringraziarvi, con tutto il cuore ❤️