Perché l'ansia arriva ora che è tutto tranquillo?
Spoiler: no, non ci stiamo autosabotando, anzi...
Buon pomeriggio,
Come va da quelle parti?
Oggi, all’uscita dall’asilo di mio figlio, ho incontrato il profumo di erba tagliata: sa di primavera, di giornate che si allungano, di tempi che rallentano, di serate chiare…Ho sorriso!
Non posso dire che siano tempi lenti quelli che sto vivendo. Contrariamente ai miei sentitissimi programmi per un 2024 moooolto lento e mooolto tranquillo, senza grossi stravolgimenti, ecco che mi sono ritrovata davanti due cambiamenti di quelli che già uno bastava. Uno nella vita e uno nel lavoro, a pochissima distanza l’uno dall’altro. Sono contenta, eh? Ma ragazzi…altro che tempi lenti e profumo di erba tagliata 🤪
Io già me lo vedevo questo 2024 in cui riposarmi, stare nelle mie routine, con giornate tutte uguali e tranquillissime! Ringrazio la mia storia di vita per avermi dotata di quella cosa che “vabbè oh, in qualche modo si fa: lanciamoci!” perché non so come sarebbe andata a finire 😂
E questo ben si sposa con la lettera di oggi, in cui si parla di ansie che non emergono nel momento della bufera, ma quando tutto sembra passato. Che, voglio dire, sembra quasi una presa in giro, no? No, ha ovviamente un senso!
“Salve doc,
Provo a scriverle anche io qui sopra. Il motivo per cui le scrivo è l’ansia che è arrivata in un momento del tutto inaspettato, perché è il momento in cui sono finalmente tranquilla…ho pensato di essere io che mi voglio autosabotare. Mi sono lasciata alle spalle un anno e mezzo pesante, prima per un parto difficile, in concomitanza con problemi economici perché mentre io ero in maternità mio marito ha avuto una riduzione delle ore di lavoro e le entrate non bastavano. Poco tempo dopo si è ammalata mia mamma…nulla di grave come si pensava, per fortuna, però ce la siamo vista brutta e abbiamo passato mesi fuori e dentro dagli ospedali. È stato un anno tanto stressante e ci stiamo riprendendo ora. Quindi mi fa specie avere questi momenti di forte ansia, proprio quando potrei finalmente stare tranquilla. Continuo a chiedermi perché proprio adesso? Forse non mi piace più stare tranquilla? Non pretendo abbia la risposta, ma mi farebbe piacere uno dei suoi sassolini.
Con affetto e grande rispetto,
P.”
Cara P.,
Intanto, grazie per la fiducia e per avermi affidato un pezzettino delle tue preoccupazioni. Spero di avere in tasca qualche sassolino utile!
Sai, quello che mi racconti non è così inusuale: capita a molte persone di veder scatenarsi attacchi di ansia, di panico o ansia generalizzata proprio nel momento in cui potrebbero finalmente stare un po’ tranquille. Il mondo attorno sembra quietarsi ed ecco che il marasma giunge dall’interno. Come racconti, sembra quasi di autosabotarsi: non ci piace più star tranquilli? O forse non ci siamo più abituati?
Nulla di tutto questo, in genere. Anzi, la spiegazione è solitamente un po’ più semplice, ma come sempre parto da te, dai sassolini, in modo che tu possa riflettere liberamente.
Partiamo da qui: l’autosabotaggio è dato dallo scontro di due parti di noi. Una preme in una direzione, una in un’altra e non trovando un accordo tirano un po’ il freno a mano. È come se ti dicessero: “Adesso ti fermi qui con noi e ci ascolti!”.
E quindi partiamo proprio da qui: ti sei data tempo di fermarti? In quella corsa tra parto difficile, problemi economici, problemi di salute di tua mamma c’è stato uno spazio per te o hai trascorso, come spesso accade, questi anni a correre seguendo il flusso, cercando di mantenere il sangue freddo e senza mai concederti il lusso di un momento per te? Tu (la te che aveva bisogno) dov’è stata in questo anno e mezzo?
Nella mia esperienza, quando i pazienti vedono esplodere l’ansia proprio nel momento in cui il marasma sembrava essere alle spalle, ci sono due parti che si stanno scontrando:
Una che spinge per andare avanti, non vedendo l’ora di lasciarsi alle spalle il momento di difficoltà, anelando solo a stare tranquilla;
L’altra che sembra dire: “Sì, ok, lo capisco pure che vogliamo star tranquille, ma io rimango un po’ schiacciata: ho bisogno di elaborare il momento che è stato, di fermarmi a pensare a quanto sia stato difficile, di farmi qualche piantino, di trovare consolazione per quel parto difficile in cui non ho avuto il tempo di essere quella che aveva bisogno di coccole (e non solo di darle)”.
Se ascolti solo la prima, vai avanti senza esserti data il tempo sufficiente per elaborare quanto accaduto; se ascolti solo la seconda, rimani invischiata in quanto accaduto, senza lo spazio per andare avanti.
Vanno ascoltate entrambe, prima una alla volta e poi trovando la quadra tra le due.
Partiamo dalla seconda: “Cara parte che ha bisogno di elaborare, ci racconti un po’ come ti sei sentita in questo anno e mezzo? Prenditi tranquillamente il tempo per raccontarci ogni momento: come hai vissuto quel parto difficile e di cosa avresti avuto bisogno in quel momento? Com’è stato affrontare i problemi economici in famiglia? Immagina che da queste parti non si sappia di cosa tu stia parlando, raccontaci come si sta lì in mezzo: quali paure e preoccupazioni c’erano? Quali sei riuscita a condividere e quali ha tenuto per te? C’era qualche emozione che hai tenuto più nascosta per timore di ferire gli altri? (una rabbia, una paura…). E durante la malattia di tua mamma e le corse avanti e indietro dagli ospedali com’è andata? Come ti sei organizzata e di cosa avresti avuto bisogno?"
Ci racconti anche come mai per te è così svantaggioso voltare pagina? Cos’hai bisogno che P. tenga a mente?”.
E ora la prima: “Cara parte che ha bisogno di andare avanti, come hai vissuto l’anno e mezzo alle tue spalle? Cos’hai fortissimamente desiderato in quel momento e cosa desideri oggi? Come mai è così svantaggioso fermarti a piangere/pensare/arrabbiarti per quanto accaduto? C’è un momento nella tua storia di vita in cui hai imparato che non si fa, in cui ti è stato insegnato che ci si rimbocca le maniche e via oppure è proprio un bisogno attuale?”.
In genere, già solo il dialogo tra queste due parti di noi è d’aiuto, perché implica fermarsi ad ascoltare i nostri bisogni, cosa che non facciamo quando siamo in corsa. E l’ansia arriva proprio per questo: non ha la funzione di autosabotarci, né di rovinarci il momento di tranquillità, bensì di assicurarsi che tutte le parti abbiano ricevuto il dovuto ascolto e possano proseguire tranquille, ben soddisfatte e nutrite rispetto ai propri bisogni. Una volta accertatasi di questo, l’ansia smette di urlare.
Ci proviamo?
Un caloroso saluto, P., ti auguro che arrivi presto un momento di VERA tranquillità, non quella che copre i bisogni e i malesseri, bensì ti rilassa dopo averne tenuto conto.
—
E tu, caro lettore o cara lettrice, hai mai avuto un momento in cui l’ansia si è scatenata proprio quando l’uragano sembrava finalmente finito? Come ti sei comportato/a? Dove hai imparato che è bene affrontare così le cose?
Come sempre, se ti va di condividere qualche riflessione, son qui!
GLI ULTIMI EPISODI DEL PODCAST "TV THERAPY"
È uscito l’episodio numero 100 del podcast, dove abbiamo risposto alle vostre domande, in versione video!! Eccolo qui:
Quello dove…Girls ci spiega le difficoltà di amicizia tra donne
Quello dove…perché Mare Fuori (non) piace così tanto?
Ogni tanto i pazienti mi raccontano di trovarsi in un impasse: lamentano di non avere tempo libero, ma quando lo hanno rimangono a girare su sé stessi, come fosse difficile trovare idee per impiegarlo. In tutta onestà, capita spesso anche a me.
Quando trovo un’idea carina in giro, la segno in una apposita nota dello smartphone, che è una sorta di lista delle cose che mi piacerebbe fare o che anelo a fare, nei periodi in cui mi sento piena. Ai pazienti, suggerisco di farlo anche fisicamente: un barattolo in cui inserire tutte le idee delle cose che vorrebbero fare e di estrarre un bigliettino ogni volta in cui ne hanno occasione.
Ecco, in questo spazio sottostante, raccolgo le idee di cose fatte, viste, ascoltate nel corso del mese ed eventualmente qualche appuntamento interessante per i mesi successivi. Se ti va, puoi pescare da qui per i tuoi piccoli grandi momenti di respiro.
🎧 Francesco Costa - California: la fine del sogno (su Storytel). In California ci sono stata qualche anno fa e la ricordo come una terra fatta di contraddizioni: dalle enormi costruzioni volte a trasmettere un’idea di onnipotenza alle distese di tende dei senzatetto, al fatto di dover correre al Pronto Soccorso, ma chiedendosi prima: “Potrò farlo? Mi incasino? L’assicurazione mi coprirà?”. Ascoltare l’analisi di Francesco Costa, voce che accompagna le mie mattine con Morning, in maniera sempre misurata e accorta (non senza qualche sarcasmo, qui e là), dà l’idea di poter afferrare meglio quelle ambivalenze e di provare a rispondere alla domanda: può accadere anche qui?
📖 Grabrielle Zevin - Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow. Non so che fine abbia fatto la mia allergia per i grossi tomi, ma ultimamente pare io stia leggendo solo libri molto lunghi. Devo dire che anche questo, come quelli di Jonasson (pur di tutt’altro genere), scorre molto bene. Lo avevo lì da tempo sulla mensola, ma da qualche anno aspetto che i libri mi chiamino per essere letti (niente allucinazioni, solo roba di "sentire che è arrivato il momento” o forse è pura ispirazione, chi lo sa). A me ha ricordato molto Normal People, per quella capacità di raccontare un rapporto maschile-femminile (non sempre d’amore) in cui c’è una comunicazione che va al di là delle parole, un capirsi profondo intervallato dalle elucubrazioni su di sé che fanno ombra sulla comunicazione con l’Altro, tanto da travisarne messaggi e intenzioni. I protagonisti creano videogiochi e spesso vengono usati come metafore. Non sono una grande videogiocatrice (anche se la casa è invasa di consolle varie ed eventuali e SuperMario è ormai uno di famiglia), ma credo che i videogiochi, come le serie tv, costituiscano un grande mezzo per lavorare su di sé, parlare di sé, esprimere emozioni. Purtroppo, ancora troppo spesso, vengono sottovalutati e banalizzati.
🎧 Sei stato felice? Mina e Piero Welby, una lunga storia d’amore . Questo l’ho ascoltato almeno un paio di mesi fa, ma temo di non averne parlato qui in newsletter ed è un peccato. È il podcast che ripercorre la storia di Piero Welby, attraverso un punto di vista nuovo. La maggior parte di noi conosce la parte finale della storia di Welby e l’estenuante lotta per ottenere l’eutanasia. Pochi - e io ero tra questi- conoscono la sua storia precedente, inclusa la determinante relazione con Mina. E credo sia un podcast importante perché mostra che, così come chi lotta per mantenere il diritto all’aborto, chi si batte per ottenere l’eutanasia non è che desideri morire o che non ami vivere, tutt’altro: spesso, ha amato vivere, ma in quelle condizioni non è più vita, non c’è più alcun tipo di libertà, nemmeno quella di scegliere di morire. Ho pianto e riflettuto parecchio ascoltandolo. E ho chiesto anche io costantemente a me stessa: “Sei (stata) felice?”. Al momento sì, ma capisco bene quanto felicità faccia rima con libertà.
📺 Guida astrologica per cuori infranti (Netflix) - Sono partita a guardarla una sera in cui avevo bisogno di leggerezza e ha svolto degnamente il compito. Una serie leggera e piacevole, che è in fondo la classica commedia romantica, senza grossi colpi di scena imprevedibili e senza grossi approfondimenti psicologici, eppure prende (forse perché, nel sottotesto, sono loro stessi a prendere un po’ in giro le commedie romantiche, con gradevole ironia). A me ha rilassato piacevolmente e guarderei volentieri anche una terza stagione.
E per questo mese è tutto, ci rivediamo il 13 aprile con una nuova newsletter che non stressa (si spera!).
Buongiorno dottoressa, attendo la sua email ogni mese come l'aria. Questa mi ha colpito in pieno, ho temporeggiato a leggerla aspettando il momento di tranquillità. Leggendo le domande, le ho riportate nella mia storia, caspita che pianto! Certo, che mi è capitato che nei momenti di tranquillità, l'ansia riscappasse fuori, eccomi! Ci sono dentro adesso. Dove l'ho imparato? Nella mia infanzia ho appreso e la mia adolescenza ha impresso le dinamiche per bene. Ho 33 anni adesso e con la psicoterapia mi si è aperto un mondo! Che fatica bilanciare le due frecce, ho un serio problema nell' ascoltare i miei bisogni. Grazie per quell'ode alla leggerezza del suo libro!!! Il mio fulcro è proprio li. La brava bambina, poi ragazza, col focus e tutte le energie sulle dinamiche familiari, altamente disfunzionali, donna poi che quella leggerezza l'ha chiusa in un angolino ino ino dimenticandosene. Una delle mie frecce sicuramente urla "Datti tempo, sei stanca", l'altra ancora nascosta. Grazie per questi sassolini che aiutano piccole parti di noi a fiorire.
Dottoressa sembra che stia parlando di me... seguirò il suo consiglio e ascolterò la mia ansia