Ma gli psy sbagliano?
Sì, e può essere terapeutico. A proposito, la usiamo per capire il vostro rapporto con errori e perfezione?
Buon pomeriggio,
Come va da quelle parti?
Questa newsletter ha decisamente latitato negli ultimi mesi. Mi ero ripromessa che sarebbe tornata a ottobre, unitamente al mio rientro dalla maternità, ma le cose da fare hanno preso il sopravvento: gli impegni hanno preso in mano la mia agenda, infilando cose da fare in ogni possibile spazio. Ci sono momenti in cui penso che, se fossi predisposta per gli attacchi di panico, di sicuro ne avrei avuto qualcuno negli ultimi mesi. Vi avevo già spiegato che il nickname iononmistresso è ironico, vero? Perfetto. Ora mi pare evidente.
Forse, già questo incipit potrebbe rispondere alla lettera di questo mese, quindi procediamo con ordine.
Prima, però, piccola info di servizio: abbiamo riaperto i colloqui conoscitivi per iniziare un percorso nei gruppi di TV Therapy. Qui tutte le info. Il gruppo per cui stiamo facendo i colloqui è quello del martedì in orario pranzo.
“Ciao Alessia,
[…] Del mio lavoro attuale (commercialista) la cosa che più faccio fatica a digerire è quella di essere fallibile: nonostante si parli di numeri e leggi, la materia è sempre molto incerta e ho la costante paura di sbagliare, di consigliare male il cliente, di fare un errore nei calcoli; allora penso che forse, se facessi la psy, non potrei sbagliare: se è vero che “le risposte sono dentro il paziente” (la sto dicendo malissimo, lo so!) che male posso fare?
Ovviamente non voglio semplificare il vostro lavoro (preziosissimo e super difficile, sia chiaro!) né prenderla alla leggera però mi sono chiesta seriamente: come fa una/uno psy a sbagliare? Quali errori potete commettere?
E’ una pura curiosità la mia, anche perché la mia psy mi sembra sempre invincibile e senza paura…immagino che nella vita privata abbia anche lei i suoi difetti, come tutti, ma nel lavoro mi sembra che non ne sbagli una né che possa mai farlo..o no?
Grazie se potrai rispondermi.
Un abbraccio, se ti fa piacere
R.”
Cara R.,
Mi prendo l’abbraccio e ricambio, mi fa piacere!
Ho sorriso, leggendo questa tua lettera, tanto che mi son riproposta sin dall’inizio di partire da qui, una volta ripresa in mano la newsletter.
Il mio pensiero si è snodato in due direzioni. La prima suonava più o meno così: “Dovrei far rispondere ai miei pazienti?!”. Ognuno di loro potrebbe raccontarti qualche errore, qualcosa di storto, qualcosa che avrebbe preferito diverso. Qualcuno potrebbe raccontarti addirittura sedute sudate, discusse, terminate mandandomi a quel Paese (perlopiù mentalmente, ma insomma…il “vaffanculo, stronza!” - ed evidenzio il vocativo- lo si legge in faccia e persino tra le righe di un messaggio o di una mail). Qualcuno è proprio sparito e questi, in genere, sono gli errori peggiori, quelli su cui riflettere per benino. Qualunque collega, ne sono certa, ti risponderebbe così (e quelli che ti risponderebbero certi di sbagliare poco sono quelli da cui scappare a gambe levate!).
Sbagliamo quando ci sono questioni difficili da affrontare e sorvoliamo perché sentiamo la fatica montarci addosso. Sbagliamo quando un paziente ci annoia o ci affatica e siamo semplicemente sollevati nel momento in cui salta una seduta o decide di interrompere, senza indagare i motivi per cui non ci piace granché. Sbagliamo quando un paziente ci piace così tanto che non ci chiediamo il perché (e va benone voler bene ai propri pazienti, ma i motivi per cui qualcuno ci piace molto raccontano una storia importante per il percorso del paziente e va indagato). Sbagliamo quando prendiamo la questione sul personale. Sbagliamo i tempi, a volte. Sbagliamo la sfumatura di alcune parole. Sbagliamo ad anticipare qualcosa che ci sembra chiarissimo, se prima il paziente non ce lo ha spiegato dal SUO punto di vista (perché se anticipiamo troppo con un “so come si sente, l’ho vissuto anche io…” stiamo forse parlando di noi e non di lui). Sbagliamo a rispondere a un messaggio o a non rispondere (perché nel nostro mestiere il “dipende” è praticamente una costante). Sbagliamo a non far pagare la seduta saltata. In altri casi, sbagliamo a farla pagare comunque. Sbagliamo a non indagare qualcosa o a indagarlo troppo. Sbagliamo a dare comunicazioni sulla porta, che causano così tanta ansia, che poi alcuni pazienti a casa tirano fuori un coltello (perché l’ansia, per alcuni, diventa rabbia). Paradossalmente, può NON essere un errore arrivare in ritardo, dare un abbraccio, incontrare il paziente fuori dal setting della terapia, fare un regalo, arrabbiarsi…
Perché c’è un pezzo importante:
Della terapia non si butta via niente, soprattutto se c’è una buona alleanza terapeutica.
Il punto è come utilizziamo gli errori che facciamo. Mi viene in mente quella volta in cui sono arrivata in ritardo perché ho spento la sveglia e, nel farmi coraggio e dirlo apertamente, con la paziente abbiamo avuto la possibilità di parlare del tema della vergogna. O quando abbiamo discusso in maniera così accesa che sono dovuta uscire a farmi un the per calmarmi e poi abbiamo imparato a ritrovarci. E quella volta in cui avevo preso le difese di una figliastra, ferendo la paziente, e poi ci siamo ritrovate a pensare che avevo agito esattamente come il suo papà. O quando ho risposto frettolosamente a un messaggio, senza rendermi conto di cosa mi stesse scrivendo e poi ho chiesto scusa, cosa che la sua mamma non aveva mai fatto. O quando mi sono dimenticata di dare un appuntamento, quando lo avevo già dato a tutti gli altri, facendola sentire dimenticata…proprio come si era sentita per una vita.
Sono tutti casi in cui ci sono stati due ingredienti principali: una buona relazione (alleanza terapeutica) e una disponibilità da entrambe le parti di prendere in mano l’errore e capirlo, ritrovare la sintonia, eventualmente scusarsi. Il modo in cui un paziente si sente dinanzi all’errore e, nella maggior parte dei casi, l’errore stesso, ci racconta qualcosa della storia del paziente (e anche del terapeuta, perché in fondo la terapia è un incontro di due storie e se la terapia è di gruppo…beh, di molte storie!).
E qui vengo alla seconda direzione in cui si è snodato il mio pensiero. La seconda direzione è su di te (o si di noi, insomma, per rifletterci su).
Leggendo i vari modi in cui un terapeuta può sbagliare, cosa ne pensi? Come ti sembrano se paragonati a quelli che possono verificarsi nel tuo lavoro? E come mai c’è differenza? Qual è il punto?
Pensando alla tua terapia, come mai ti sembra che la terapeuta non sbagli mai? Che rapporto hai con quell’essere invincibile e senza paura? Se dovesse fare un errore come la prenderesti?
E come risuona questa cosa nella tua vita? C’era qualcuno o qualche spinta all’essere invincibile e senza paura? Com’erano visti gli errori?
Ti lascerei con una domanda rispetto al tuo lavoro: qual è il punto? L’errore o il fatto che le persone si accorgano di quell’errore? O, ancora, le conseguenze che quell’errore potrebbe avere? Cosa temi di più in questa storia degli errori?
Esempi: la rabbia del cliente, la responsabilità che hai sulle spalle (può aver a che fare con il sentirsi grandi/piccoli), l’essere la causa di un problema (“Io rovino le cose”), l’errore in sé per sé (“Io devo essere brava e perfetta, sennò…”).
Il punto ci racconta di te. E io tutto questo discorso lo porterei in terapia, perché mi pare super interessante (soprattutto quel “la mia psy mi sembra sempre invincibile e senza paura”: chiediglielo, parlatene!).
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E tu, caro lettore o cara lettrice, come vivi il tuo lavoro? E come vivi gli errori? Cosa ci raccontano di te?
Come sempre, se ti va di condividere qualche riflessione, son qui!
GLI ULTIMI EPISODI DEL PODCAST "TV THERAPY"
Ve li linko qui sotto, così non dovete stressarvi a cercarli:
Ogni tanto i pazienti mi raccontano di trovarsi in un’impasse: lamentano di non avere tempo libero, ma quando lo hanno rimangono a girare su sé stessi, come fosse difficile trovare idee per impiegarlo. In tutta onestà, capita spesso anche a me.
Quando trovo un’idea carina in giro, la segno in una apposita nota dello smartphone, che è una sorta di lista delle cose che mi piacerebbe fare o che anelo a fare, nei periodi in cui mi sento piena. Ai pazienti, suggerisco di farlo anche fisicamente: un barattolo in cui inserire tutte le idee delle cose che vorrebbero fare e di estrarre un bigliettino ogni volta in cui ne hanno occasione.
Ecco, in questo spazio sottostante, raccolgo le idee di cose fatte, viste, ascoltate nel corso del mese ed eventualmente qualche appuntamento interessante per i mesi successivi. Se ti va, puoi pescare da qui per i tuoi piccoli grandi momenti di respiro.
Poiché la newsletter è in pausa da maggio, le cose viste, lette e ascoltate sono ovviamente moltissime. Ho cercato di fare una selezione.
📚 Così com’è sempre stato, di Clare Lombardo. Faccio sempre fatica con le classifiche dei libri preferiti, ma quando sono proprio obbligata a pensarci “Mai stati così felici” mi balena sempre nella testa. Per questo il mio cuore ha fatto una capriola quando ho visto il secondo libro di Clare Lombardo, sullo scaffale. Apprezzo moltissimo la sua capacità di mostrare come l’amore non sia una linea retta né un punto di arrivo, bensì un percorso up&down, fatto anche di periodi di grosse crisi, in cui l’amore stesso sembra messo in discussione. Amo la normalità, così in contrasto con quel bisogno di eccezionalità che viene oggigiorno narrato in ogni modo, anche a costo di inventarsela di sana pianta.
🎧 Cosa sappiamo dell’universo, di Amedeo Balbi. L’astronomia è una di quelle materie a cui approccio con passione…fino a quando non mi ci addentro. A quel punto, mi pare così difficile, che faccio passi indietro. Se la gioca con le istruzioni, altra materia dinanzi a cui la mia capacità di comprensione si blocca . Devo, pertanto, necessariamente passare dai buoni divulgatori per capirci qualcosa: Hawking, Hack, Luca Perri…negli ultimi mesi ho scoperto anche questo podcast che trovo interessante e alla mia portata: accattivante e spiegato in modo semplice, senza dar per scontate le capacità di chi ascolta (o guarda, perché lo trovate anche su YouTube).
🎧 Mitologia: le meravigliose storie del mondo antico, di Alessandro Gelain. Immaginatemi tipo bambina seduta a gambe incrociate mentre ascolta una storia narrata dall’educatrice della scuola materna. Più o meno son così, mentre ascolto questo podcast. Cioè…in realtà, sto stendendo o piegando cose, ma dentro mi sento seduta a gambe incrociate e a bocca aperta. E lui ha una voce che rapisce.
🎧 Mi dica tutto 4 (Storytel) . Super fan della serie, ovviamente! Se vi siete chiesti come funzioni una seduta di psicoterapia, in qui troverete delle vere e proprie sedute. Sono inventate, ma nulla di diverso da quelle reali…anche i retroscena in cui incappa la terapeuta, che ne umanizzano la figura.
🎧 Un pasto alla volta, di Silvia Goggi. Lavorando nell’area dei disturbi alimentari e spesso a contatto con i professionisti dell’alimentazione non sono propriamente digiuna di info sulla composizione del piatto, nutrienti, carbofobia… Eppure, Goggi ha sempre qualcosa di nuovo da raccontare, un modo interessante di porre la questione e un tono asciutto e ironico, quasi scanzonato, che amo moltissimo.
📚 Good Inside, Dr. Becky Kennedy. Non la amo moltissimo su Instagram, onestamente, perché ha un modo di fare che trovo nervosetto e mi appiccica l’ansia addosso. Ma il libro è carino e ricco di spunti relativi al rapporto con i propri figli, per quei momenti che paiono ingestibili, per quando ci si sente gli unici imbranati, mentre è tutto normale e richiede di imparare a ri-sintonizzarsi.
E qualche libro per gli addetti ai lavori (mi son stati regalati a Natale, con mia somma gioia):
I podcast sempre in ascolto: Globo (Eugenio Cau mi insegna a capire il mondo e io lo consiglio a chiunque: per quanto racconti cose terribili, è sempre tranquillizzante proprio perché permette di capire e di avere lungimiranza…poi la voce: uno Xanax vivente!), Morning, Ci vuole una scienza, Rame, Ma perché? .
…e quelli spesso in ascolto: The essential, Stories, Il podcast di Odifreddi, Qui si fa l’Italia, Start, Globally.
📺 Shrinking2 (Apple Tv+). Possibile amare una seconda stagione ancor più della prima? Sì. A parte che io vorrei Jason Siegel come compagno di vita (se la gioca con Theo James, soprattutto nei panni di Cameron in The White Lotus, ma vi farò sapere chi scelgo), forse Shrinking è una di quelle serie che potrei persino riguardare e vi ricordo io che non riguardo mai nulla, perché mi sembra di perdere tempo! Vista la prima stagione perché parlava di terapeuti, acchiappata al volo la seconda appena uscita, perché ha dei tempi comici che mi fanno ridere nella notte e io amo ridere nella notte. Fammi ridere nella notte e mi conquisterai.
📺 Bad Sisters (Apple Tv+). Questa era dovuta, un po’ perché la prima stagione era servita moltissimo nei gruppi di TV Therapy. Sto elaborando, perché mi ha angosciata, ma credo sia una roba mia. La seconda stagione non ha nulla da invidiare alla prima, anzi…!
📺 Dream Production (Disney+). Spin off di Inside Out, ho sempre dubbi che possa coinvolgere davvero i bimbi, soprattutto se piccini, perché è vero che ha più strati di significato, ma ho l’impressione rimanga complicato. Io l’ho vista con il cinquenne che gira in casa mia e pareva preso, mi ha fatto un sacco di domande, ma…non credo sia rimasto particolarmente impresso. A me è piaciuta, ma ve ne parleremo meglio prossimamente, in un episodio del podcast (a tema sogni, of course!).
📺 Hack your health (Netflix). Devo capirci qualcosa in più di questo benedetto macrobiota. Diranno robe sensate o sono semplicemente fissati sull’argomento? Davvero tutto, ma così tutto, dipende dal macrobiota? Qualcuno mi illumini, please!
Per info e iscrizioni:
💌 info@centroilfico.com
☎️ 375 550 4163 (anche WhatsApp)
E per questo mese è tutto. Ci risentiamo il 13 febbraio con la prossima newsletter con non stressa!
Buongiorno, io penso che chiunque possa sbagliare senza eccezioni, mi sento di dire. Ci sono ambiti e lavori dove è lampante ed altri meno ma tutti sbagliano. Io punterei l'attenzione non tanto sullo sbagliare ma come si rimedia. C'è chi ci pone rimedio onestamente e chi insabbia o peggio attribuisce le colpe ad altri. Ma perchè? Non è forse peggio essere meschini o bugiardi? Personalmente nel mio percorso psicologico l'errore più grande che ho subito, è stato quello di sentirmi dire che non soffrivo abbastanza ... forse è stato peggio non ricevere delle scuse pero'. Erano dei colloqui conoscitivi che inutile dire si sono interrotti. Personalmente ho sempre patito molto gli errori che ho fatto sul lavoro. Sono sempre stata molto comprensiva e razionale nei riguardi degli errori altrui e spietata con i miei. Non so' dare una spiegazione, ma era un po' come se mi rompessi dentro in mille pezzi, una sensazione terribile. Adesso grazie penso al mio percorso l'ho superato e mi giudico diversamente.
Si sbagliano, certo, come tutti, nel mio caso al quarto appuntamento, dopo una serie di disattenzioni nei miei confronti, mi ha dato buca e nonostante il mio messaggio ha risposto solo dopo 3 ore con una scusa generica e la promessa di una seduta gratuita. Mi ha proprio avvilita