Quando è finita, ho perso una parte di me
Tutte le rotture fanno male, ma perché alcune sono totalizzanti?
Buon pomeriggio,
Come va da quelle parti?
Qui in Italia c’è stato il 25 aprile, una delle mie ricorrenze preferite. Se leggi questa newsletter da un po’, o se mi segui sui social, sai quanto il concetto di libertà sia il mio pallino, il punto in cima alla lista dei miei valori.
Quando ero più giovane, mia madre diceva che prima o poi mi sarebbe passata quella modalità un po’ da pasionaria, che sventolavo costantemente per ogni causa in cui faceva capolino un’ingiustizia: dallo scioglimento dei ghiacciai all’arbitro di pallavolo poco oggettivo… Dovrei chiederle da dove le sia uscita questa convinzione, visto che quell’animo l’ho sicuramente ereditato proprio da lei!
Ora che guardo in faccia i 40, mi fermo a riflettere sulla questione e ho come l’impressione che sia successa una cosa strana: sento molto più il peso delle ingiustizie e di chi subisce, ben più di quando avevo 20 anni, sebbene apparissi più battagliera all’epoca. Eppure, ho il polso più fermo quando si tratta di difendere qualcuno o qualcosa. Forse ho imparato a scegliere le mie battaglie, forse sono più conscia delle mie risorse e ho una conoscenza del mondo (un po’) migliore, forse ho trovato il modo. L’animo battagliero ha dovuto fare i conti con l’idea che la chiave sia sempre la gentilezza e con la mia nota paura di disturbare e di dare fastidio (far battaglia senza dare fastidio pare un ossimoro, eh? Eppure…la gentilezza salva!). Non è sempre facile, ma si va.
Ok, questo incipit non c’entra un fico secco con la lettera che verrà dopo, ma è qualcosa con cui mi sto confrontando sempre più spesso, con cui mi ritrovo a fare i conti, su cui si soffermano le mie fatiche. Sarà il periodo storico, sarà che sto comoda e scomoda allo stesso tempo nella mia condizione di privilegiata nel mondo… ma faccio fatica con un sacco di cose. Tu come li stai facendo i conti con questo periodo storico? Cosa ti tocca più da vicino e cosa riesci a tollerare sempre meno? Forse, le nostre battaglie dicono di noi, anzitutto.
Ma prima di passare alla lettera, a proposito di libertà, occorre far circolare un’informazione. Per essere liberi bisogna essere informati e, nel marasma di informazioni che ci piovono addosso ogni giorno, qualcuna ce la perdiamo. Ergo…aiuto a far circolare l’informazione che l’8 e il 9 giugno ci sarà un referendum e siamo chiamati ad andare a votare. L’informazione pare essere sconosciuta ai più (non a caso, forse). Ti lascio, quindi, un articolo del Post che spiega per cosa si va a votare e perché. Si parla di diritto di cittadinanza, licenziamenti illegittimi… Sentiti libero/a!
Ciao,
ti scrivo perché sto attraversando un momento molto difficile dopo la fine di una relazione che per me era davvero importante. È come se, da quando è finita, avessi perso una parte di me.
Mi sento vuoto, smarrito, come se non riuscissi più a capire bene chi sono senza quella persona accanto. Facevamo tutto insieme e adesso che quella quotidianità non c’è più, mi sembra che anche io mi sia un po’ svuotato.
So che è normale stare male dopo una rottura, ma questa sensazione di aver perso un pezzo di me mi spaventa. Non so bene come ritrovarmi.
Ti ringrazio se vorrai darmi qualche spunto per riflettere su questo.
C.
Caro C.,
intanto grazie per aver affidato (anche) a questo spazio il tuo dolore. Credo di poter comprendere bene il senso di smarrimento che stai vivendo. Dopo la fine di una relazione significativa, è normale sentirsi persi, vuoti, decisamente acciaccati.
Quello che però mi colpisce della tua lettera è quel “facevamo TUTTO insieme”. Tutto, davvero? O è una percezione amplificata dal dolore attuale (il dolore, spesso, stende un velo totalizzante sulle cose)? Ne parli come se una parte di te si fosse persa, come se il filo che ti legava all’altra persona fosse anche ciò che dava senso a una parte della tua identità.
Ed è da lì che sono partite le mie riflessioni: in effetti, le relazioni non sono solo legami affettivi, ma anche luoghi in cui ci riconosciamo e ci riflettiamo, spesso proprio in base a ciò che l’Altro rappresenta per noi. Così, quando una relazione significativa finisce, è naturale sentire di aver perso una parte di sé, come se la vita avesse un po’ meno senso, come se l’altra persona fosse davvero TUTTO.
Ma quanto è profondo e radicato questo pensiero? Se lo è troppo, forse non hai perso te stesso ora, con la fine della relazione: è possibile che tu abbia iniziato a smarrirti proprio nel momento in cui quella relazione è cominciata, confondendo l’Altro con una parte di te.
So che si dice spesso: “una parte di me”, “la mia metà della mela”… Ma noi siamo individui interi. Stiamo bene con gli altri, certo, ma non diventano parte di noi. Piuttosto, ci sono parti di noi che si attivano grazie all’Altro — e che, quando l’Altro non c’è più, si sentono spaesate, confuse, disperse.
A volte, quando ci immergiamo completamente in una relazione, finiamo per accantonare alcune parti di noi stessi: abitudini, spazi personali, desideri. Per adattarci. Per cercare armonia. E allora, quando quella relazione si interrompe, ci resta il vuoto di quelle abitudini, di quei momenti condivisi che, giorno dopo giorno, avevano finito per definire il nostro quotidiano.
Ti invito a porti una domanda: qual è la parte di te che pensi di aver perso? E in che modo quella relazione la faceva sentire così fondamentale?
È possibile che quella parte tu l’abbia messa da parte proprio per mantenere viva la relazione? Ora che è finita, hai la possibilità — forse persino il privilegio — di riscoprirla. Di rimetterla al centro. Senza sminuire o negare il dolore che provi, ma anzi legittimandolo e affiancandolo.
E per farlo si può partire da qui: chi eri prima di quell’amore? Cosa ti piaceva fare da solo, senza condividerlo per forza? Quella parte di te — quella che esisteva fuori dal “noi” — è ancora lì, anche se ora sembra nascosta. Cosa ti dava energia, piacere, senso? C’è qualcosa che vorresti riprendere, o forse esplorare per la prima volta, ora che lo spazio lo permette? Tornare a quei momenti di indipendenza, anche se doloroso all’inizio, potrebbe essere una chiave per ritrovarti. L’obiettivo non è tornare ad essere ciò che eri prima (le esperienze ci trasformano, ci fanno evolvere ed è bene così), ma recuperarlo per capire chi sei oggi.
Cosa significa, oggi, essere te stesso al di fuori di un legame? Riconoscere che la tua identità non dipende da una relazione è un passo fondamentale. Magari adesso ti sembra impossibile da vedere con chiarezza, ma col tempo troverai nuovi modi per sentirti intero. Le cicatrici lasciate da un legame che si interrompe, per quanto dolorose, non sono segnali di perdita definitiva, ma indizi di trasformazione.
Quali aspetti di te hai messo da parte durante la relazione e che ora potrebbero essere riscoperti? E cosa, di quella relazione, ti piacerebbe portare con te?
Lo so, le domande sono tante e forse sembrano premere sull’acceleratore. Ma non c’è fretta di “riprendersi” tutto subito. Datti il tempo di passare attraverso il dolore. A volte, il vuoto che proviamo è una zona di transizione, un passaggio tra un periodo della nostra vita e un altro — non completamente nuovo, ma nemmeno identico a quello precedente.
Dico semi-nuovo perché alcune parti restano e altre mutano. Non significa che quella parte di te che senti mancare sia perduta per sempre. Significa che ora puoi scegliere cosa è davvero importante e come vuoi continuare a crescere, come persona, come individuo.
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E tu, caro lettore o cara lettrice, hai in mente la fine di una tua relazione? Valgono anche quelle di amicizia. Hai sentito di perdere parti di te? Oppure hai chiuso in fretta come se nulla fosse? Già solo questo ci racconta un po’ di noi!
Come sempre, se ti va di condividere qualche riflessione, son qui!
GLI ULTIMI EPISODI DEL PODCAST "TV THERAPY"
Ve li linko qui sotto, così non dovete stressarvi a cercarli:
Sapete cosa significa il people pleasing? È quando dire sempre di sì è una trappola. Ne abbiamo parlato con Veep
Qui è dove chiedevamo l’aiuto del pubblico per la nuova stagione del podcast e per…nuove idee!
Avete mai provato piacere facendo Gossip? Big Bang Theory ci spiega perché.
Ogni tanto i pazienti mi raccontano di trovarsi in un’impasse: lamentano di non avere tempo libero, ma quando lo hanno rimangono a girare su sé stessi, come fosse difficile trovare idee per impiegarlo. In tutta onestà, capita spesso anche a me.
Quando trovo un’idea carina in giro, la segno in una apposita nota dello smartphone, che è una sorta di lista delle cose che mi piacerebbe fare o che anelo a fare, nei periodi in cui mi sento piena. Ai pazienti, suggerisco di farlo anche fisicamente: un barattolo in cui inserire tutte le idee delle cose che vorrebbero fare e di estrarre un bigliettino ogni volta in cui ne hanno occasione.
Ecco, in questo spazio sottostante, raccolgo le idee di cose fatte, viste, ascoltate nel corso del mese ed eventualmente qualche appuntamento interessante per i mesi successivi. Se ti va, puoi pescare da qui per i tuoi piccoli grandi momenti di respiro.
📚 Viaggiare con i bambini - Erika Zeni. Erika è una psicomotricista che viaggia moltissimo ed è anche molto generosa, perché ci mette a disposizione tutte le idee (nate anche dalla fatica, immagino!) che ha messo in pratica durante i viaggi - più o meno lunghi- con i bambini. Ne ho già utilizzata qualcuna, a mia volta! Erika è una certezza, perché propone contenuti utili, sempre con i piedi ben ancorati alla realtà (al contrario di tanti contenuti online dove…ma l’hanno mai visto un bambino? Come pensano possa funzionare una cosa del genere?). Ecco, lei sì. Ho seguito tanti suoi corsi e mi son sempre portata a casa idee utili, pratiche e davvero realizzabili.
📚 La distanza che cura - Valeria Locati. A volte la famiglia ingombra, ma come trovare la giusta distanza per crescere e fare le proprie scelte? Unapsicologaincittà, alias Valeria Locati, ci guida in un viaggio alla ricerca dell'indipendenza emotiva. Un percorso che passa attraverso le generazioni e ci fa riflettere su quanto i legami familiari possano influenzare le nostre scelte, dalle relazioni al lavoro, al denaro… Ovviamente, l’obiettivo non è quello di staccarsi di netto, ma di trovare la giusta distanza per non soccombere a dinamiche soffocanti. Non è mai un taglio netto, ma un percorso di consapevolezza.
📚 Quando muori resta a me - Zerocalcare. Come faccia a rendere così bene i vissuti e le emozioni, senza essere didascalico io non lo so. Qui si parla di senso di colpa, di fatiche nel comunicare che diventano fardelli, di pezzi del puzzle che prendono senso strada facendo. Sempre con quel mix di cinismo, profondità e ironia che a me fa impazzire.
🎙️Spiegato da Will. Una notizia relativa a ciò che succede nel mondo e in Italia, spiegato in modo chiaro e semplice. Da come funziona il Conclave al perché India e Pakistan sono in guerra, al cosa e come si vota per il Referendum dell’8 e 9 giugno…
📚 Tutte le volte che sono diventato grande - Giulio Macaione. Lo aggiungo all’ultimissimo, mentre rileggo questa newsletter, perché questo fumetto mi è arrivato sabato e l’ho letto la sera stessa. Parliamo sempre di brave bambine, ma ci rendiamo poco conto di quanto la faccenda riguardi indistintamente maschi e femmine (sarebbe interessante vedere se ci sono studi sull’argomento e vedere come muta l’impatto, a seconda del genere, se ci siano differenze significative). Si parla di inversioni di ruoli che lasciano uno strascico, di quanto sia difficile quando la malattia mentale colpisce la funzione materna (non in quanto madre, non quanto genitore di genere femminile, ma in quanto funzione del caregiver che protegge e coccola), di quanto si possano mettere cerotti nel tempo. Molto tenero.
I podcast sempre in ascolto: Globo (Eugenio Cau mi insegna a capire il mondo e io lo consiglio a chiunque: per quanto racconti cose terribili, è sempre tranquillizzante proprio perché permette di capire e di avere lungimiranza…poi la voce: uno Xanax vivente!), Orazio, Morning, Ci vuole una scienza, Rame, Ma perché? .
…e quelli spesso in ascolto: The essential, Stories, Qui si fa l’Italia, Start, Globally, Un pasto alla volta, Mitologia: le meravigliose storie del mondo
📺 Dying for sex (Disney+). Tratto dalla vera storia che, scoperto di essere in una fase terminale della malattia oncologica, sente una spinta a scoprire la propria sessualità. Quanto Eros&Thanatos siano legati ce lo spiegava già Freud (vecchio volpone lungimirante!), qui abbiamo la chiave moderna. Uscirà a breve - il 24 maggio- anche un episodio del podcast su questa serie, che abbiamo utilizzato per parlare di caregiver. Nella serie, il suo ruolo è ricoperto dalla migliore amica.
📺 I Cesaroni (Netflix). Sto riguardando qualche episodio con mio marito. Dato che, da giovani, era per noi un appuntamento fisso ogni settimana, è oggi un’occasione per i “ti ricordi quando…?”.
📺 Le ricette di Arturo e Kiwi (RaiPlay e YouTube). Un mastino napoletano e un kiwi che cucinano, facendoci ridere…di gusto! Qui è stato molto apprezzato l’episodio di Halloween per la battuta sul bagnomaria.









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E per questo mese è tutto. Ci risentiamo il 13 giugno con la prossima newsletter con non stressa!