Ma sono l'unica a essere così insoddisfatta?
Di quando gli altri sembrano sempre felici, mentre tu...
Buon pomeriggio,
Come va da quelle parti?
Io sono alle prese con le ultime settimane di lavoro (dal 27 maggio, mi fermerò per la pausa maternità) e sono giorni veramente pienissimi: l’ingresso nel nuovo studio è stato emozionante e faticoso allo stesso tempo, con varie magagne da sistemare e innumerevoli richieste (anche interne) da gestire; ci sono poi un sacco di cose da chiudere, un po’ come nel periodo pre-ferie, ma raddoppiato in vista di una pausa di 4 mesi. Avete presente quando vi sembra di avere così tante cose da fare, quando a ogni angolo ne spunta fuori una nuova, tanto che non riuscite a vederne più una per una, ma un marasma occupa il cervello? Ecco, così. Ho avuto più volte l’impressione che il 24 maggio, mio ultimo giorno di lavoro, finisse il mondo 🤪😂
Inizio pian piano a vedere la luce: abbiamo registrato tutti gli episodi del podcast fino a metà giugno (l’episodio che chiuderà la terza stagione del podcast sarà un Q&A, anche versione video, su Baby Reindeer, serie di cui ci avete chiesto moltissimo), fatto un’ultima riunione relativa alla ricerca che stiamo portando avanti sulla TV Therapy, comprato vari materiali (previsti e imprevisti) per l’attività del Centro e avviato il primo laboratorio che si terrà sabato 18.05.
Insomma, la lista delle cose da fare non si è ancora esaurita, ma inizia a essere un po’ più snella. La mia dichiarazione ricorrente nelle ultime settimane è: “Dopo il parto, mi rilasso”. Non so se sia un’illusione o meno, ma mi sembra più riposante avere a che fare con una neonata (e con un quasi 5enne) che con tutto questo 😂😂😂
Vi saprò dire…
📚🎧 A proposito, sono alla ricerca di libri da leggere e podcast da ascoltare sia nei giorni in cui sarò in ospedale sia per il post-partum (è chiaro che io lo vedo come un periodo di vero riposo: non svegliatemi dalla mia illusione😂). Ne avete da consigliare? Se sì, scrivetemeli nei commenti👇🏻
(Vorrei sottolineare che mentre sto scrivendo queste righe la gatta ha deciso di vomitare a getto. Perfetto. Tanto ero nullafacente 😩).
“Buongiorno dottoressa,
Vorrei sfruttare anche io questa bella possibilità di scriverle una lettera come si faceva un tempo sui giornali. Mentre ascoltavo il vostro podcast sull’invidia, mi sono accorta di essere tanto invidiosa degli altri che sembrano sempre così felici e soddisfatti mentre io soddisfatta non mi sento mai. Come fanno gli altri a essere felici? Perché io non riesco a esserlo? Cosa mi manca? Ora che lo scrivo, mi sembra non mi manchi nulla, però non riesco a sentirmi felice e soddisfatta della mia vita, ci sono tante cose che cambierei e che vorrei diverse.
Possiamo davvero essere felici con quello che abbiamo? E perché allora per me è così difficile?
F.”
Cara F.,
Intanto, grazie per avermi scritto!
Questa é una sfida nella sfida: pensare a qualche sassolino utile da lanciare e chiedermi se avrai modo di essere soddisfatta della mia lettera, poiché è davvero difficile soddisfare chi soddisfatto non si sente mai. Proviamo.
Parto da qui: quando comincia questa tua condizione di insoddisfazione?
Ci sono casi in cui il senso di insoddisfazione si perde nella notte dei tempi, son quelli in cui pare difficile individuare, lungo la propria storia di vita, un periodo o anche solo un momento in cui ci si è sentiti soddisfatti, senza troppe remore.
Ci son casi in cui, al contrario, si riescono a rintracciare periodi di vita -più o meno lunghi- in cui ci si è sentiti bene, azzarderei dire “completi”. Son quei periodi in cui si è pure consapevoli di non avere tutto e che gli altri possano avere cose che noi non abbiamo, ma nel bilancio generale siamo soddisfatti, ci sentiamo abbastanza a posto, se non addirittura contenti di quello che abbiamo.
Ecco, partirei da qui, perché è utile mettere a fuoco se sia un momento o se sia una caratteristica più strutturale, quasi di personalità, quella del non trovare soddisfazione in alcun meandro della propria vita. In ogni caso, cercherei di ricostruire come tu sia arrivata sin qui: nella tua famiglia c’era un certo grado di (in)soddisfazione? Quando i tuoi adulti di riferimento si sentivano (in)soddisfatti, quando si mostravano (in)soddisfatti nei tuoi confronti e quando ti ci sentivi tu?
Osservata la strada alle tue spalle, osserverei quella davanti a te, quella che porta al senso di soddisfazione. In particolare, starei nell’area delle aspettative e mi chiederei: che cosa mi renderebbe soddisfatta? Qual è per me una vita soddisfacente? A cosa aspiro? E ne farei prima un discorso generale, scendendo poi a dettagliare, in modo più concreto.
Perché l’insoddisfazione sta nello scarto tra realtà e bisogno/aspirazione. Più è ampio lo scarto tra i due (mi viene in mente il “Mind the gap” delle metropolitane londinesi), più ci sentiamo insoddisfatti. Tuttavia, se sulla realtà abbiamo un margine di movimento più o meno limitato, moltissimo fa il pezzo dell’aspirazione e del bisogno. In soldoni: cosa mi aspetto? Di cosa avrei bisogno?
Io sono una di quelle persone a cui viene chiesto spesso: “Ma come fai a essere sempre così allegra e felice?”. Più volte mi son sentita definire: “Un cuor contento”. La risposta che ho sempre in mente apre svariate parentesi e lancia, credo, innumerevoli sassolini: non sono SEMPRE allegra e felice, ma in generale sto bene in questa vita, la sento degna di essere vissuta. Ho più memoria dei momenti positivi rispetto a quelli negativi (e questo, per certi versi, può anche essere un punto a mio sfavore, un pezzo talvolta disfunzionale), ma in generale sto bene. Credo di essere semplicemente una che dà un peso alle cose e che, mettendo quel peso su una bilancia, si sente fortunata. Inoltre, non ho grandissime aspirazioni; sono ambiziosa, certo, e non sono mai davvero ferma, ma mi godo parecchio la quotidianità delle cose e poche mi sembrano davvero gravi.
Ecco, porto questa mia risposta per lanciare qualche sassolino:
Quando dici che “Gli Altri” sembrano SEMPRE così felici e soddisfatti, a chi fai riferimento? Chi sono “Gli Altri”? Proviamo a dargli dei volti, dei nomi, e a osservare dove e come sembrano felici e soddisfatti?
Nessuno di noi, infatti, è SEMPRE felice e soddisfatto. Se così ci appare è perché li osserviamo da un buco della serrature, ossia il nostro punto di osservazione rispetto alle loro vite, il quale non può rappresentare una visuale completa (un po’ come accade nella serie di cui parliamo nell’episodio sull’invidia, da cui sei partita per scrivere questa lettera). Oppure sono loro che raccontano lo spicchio positivo o che caricano di positivo ciò che positivo in realtà non è. Prendiamo i social, ad esempio: c’è chi calca la mano proprio sulle aree in cui è più insoddisfatto, raccontando maternità e/o vite di coppia dorate e da favola, proprio quando si sentono più a pezzi; c’è chi calca la mano sulle cose che funzionano per nascondere sotto al tappeto (all’occhio altrui) ciò che rende insoddisfatti; c’è chi racconta vite private e/o lavorative che funzionano bene, quando dietro sono piene di ansie, paure, insoddisfazioni e sguardi invidiosi ai profili altrui (tra i guru di Instagram troviamo anche chi incita gli altri a seguire obiettivi a cui loro stessi non riescono a star dietro; c’è chi mostra una vita fatta di alimentazione sana, palestra e libertà mentale, mentre dietro si fa 8000 paranoie su un rotolino inesistente: convincere gli altri per convincere sé stessi).Ripensa ad alcuni episodi della tua vita (un po’ quotidiani e un po’ di passaggi miliari) e prova a osservare dove si posa la tua attenzione: principalmente su ciò che è andato storto e su ciò che avresti voluto diverso? Principalmente su ciò che ti sei portata a casa di positivo? Anche riuscissi a fare un buon bilancio tra positivo e negativo, in genere, per quale dei due climi propendi e ti rimane maggiormente in memoria negli anni successivi?
Le esperienze di vita hanno una quota che è certamente oggettiva e condivisibile, ma ciò che fa la differenza è lo sguardo che gli diamo. C’è chi si aspettava sempre qualcosa di più o di diverso (talvolta, senza definire in che modo), chi trova sempre un punto di amarezza in ogni cosa che fa e chi dice che poteva andare meglio. Poi c’è chi tutto sommato ne fa un bilancio che, se non positivo, è quantomeno degno d’essere vissuto. Ecco, a volte credo sia importante cambiare il termine: l’esperienza che hai fatto, è stata degna d’essere vissuta?A cosa o a chi paragoni quella esperienza?
Io paragono tutto alle cose gravi: la morte, le gravi malattie, chi vive in Afghanistan o sulla Striscia di Gaza o a Guantanamo. Poche cose mi paiono irreparabili, poche mi paiono così gravi da non poter essere sistemate o da rovinarmi la vita. Quindi, ecco, che se mi cucco il diabete gestazionale o se l’impianto idraulico del nuovo studio fa i capricci, ma anche se ho un aborto, tutto sommato poi si va. Occhio: non significa che se non siamo nella parte più claudicante del mondo o che se ciò che ci accade non è grave allora non abbiamo il diritto a starci male. SIA MAI!! Anzi, ben vengano tutte le emozioni: il sentirsi tristi, arrabbiati o addirittura incazzati, invidiare la persona a cui quella cosa sta andando liscia… Tuttavia, in molti casi il nostro “gap” è un po’ meno largo di come lo vediamo. Significa che è assolutamente legittimo e utile starci male, preoccuparsi, andare in ansia, arrabbiarsi, pensare che sia la fine del mondo (non ho aperto a caso questa mia newsletter scrivendo che mi sembra quasi che il 24 maggio finisca il mondo 😉 e, tra l’altro, caso vuole che, proprio il 24 maggio di due anni fa, il mondo mi è parso crollarmi addosso per davvero) e ACCANTO a questo possiamo nutrire un pochino di speranza circa il fatto che la situazione possa migliorare e sapere che non siamo davvero con le spalle al muro (a volte sì, ma non sempre). L’insoddisfazione cronica è data dal fatto di non riuscire a vedere questo secondo pezzo:
Ok, al netto dei limiti che la realtà mi pone, io cosa posso fare? Cosa mi piacerebbe fare e cosa è realizzabile? Forse qui, forse altrove, forse in un secondo momento, come posso mettere un cerotto al modo in cui mi sento?
Per trovare il secondo pezzo possiamo:
Guardare fuori, sfruttando anche l’invidia. Prendiamo gli altri come esempio per capire cosa ci manca, cosa ammiriamo della loro situazione, cosa vorremmo per noi…
Guardare fuori per avere un esame di realtà, ossia quello che ci aiuta a dare un giusto peso alle cose che ci accadono. Non significa, come dicevo, sminuire il proprio vissuto o castrare la possibilità di starci male, ma appunto sapere che cosa possiamo ANCHE fare.
Guardarci dentro per capire se ci sia un vantaggio a essere insoddisfatti. Questa è difficile, lo so, perché la maggior parte delle persone non vede vantaggioso rimanere insoddisfatta dalle situazioni. E allora mettiamola così: una parte di te vorrebbe cambiare la situazione e uscirne contenta, perfetto. C’è per caso una parte di te che, per qualche stramba e apparentemente paradossale ragione, potrebbe aver paura di quella soddisfazione o potrebbe addirittura esserne danneggiata? Può essere che questa parte concorra a farti qualche sgambetto (facendoti vedere la situazione con delle lenti un po’ più nere del dovuto, generando inghippi, mostrandoti solo il lato felice degli altri…).
Ecco, cara F., ti lascio questi sassolini. Ne avrei in mente molti altri, ma preferisco non affollarti la testa e, quindi, partirei da qui, sperando che le mie domande siano occasione per aiutarti a formulare una tua personalissima risposta. Se ti va, fammi sapere!
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E tu, caro lettore o cara lettrice, con quale tipo di bilancio esci dalla maggior parte delle situazioni che affronti? In cosa trovi soddisfazione? Ci sono stati periodi di vita - più o meno lunghi- in cui la soddisfazione pareva un miraggio?
Come sempre, se ti va di condividere qualche riflessione, son qui!
GLI ULTIMI EPISODI DEL PODCAST "TV THERAPY"
Ve li linko qui sotto, così non dovete stressarvi a cercarli:
Ogni tanto i pazienti mi raccontano di trovarsi in un’impasse: lamentano di non avere tempo libero, ma quando lo hanno rimangono a girare su sé stessi, come fosse difficile trovare idee per impiegarlo. In tutta onestà, capita spesso anche a me.
Quando trovo un’idea carina in giro, la segno in una apposita nota dello smartphone, che è una sorta di lista delle cose che mi piacerebbe fare o che anelo a fare, nei periodi in cui mi sento piena. Ai pazienti, suggerisco di farlo anche fisicamente: un barattolo in cui inserire tutte le idee delle cose che vorrebbero fare e di estrarre un bigliettino ogni volta in cui ne hanno occasione.
Ecco, in questo spazio sottostante, raccolgo le idee di cose fatte, viste, ascoltate nel corso del mese ed eventualmente qualche appuntamento interessante per i mesi successivi. Se ti va, puoi pescare da qui per i tuoi piccoli grandi momenti di respiro.
🎧 Sigmund. Il podcast del Post in cui si cerca di capire meglio alcuni aspetti della psicologia. Nella precedente newsletter avevo accennato al fatto che lo stessi ascoltando, ma che mi stavo ancora facendo un’opinione. Sono andata avanti ancora un po’, ma con gran fatica, lo ammetto. Ad eccezione forse del primo, che ho trovato più scorrevole, per gli altri mi sono domandata: “Ma perché bisogna rendere le cose così pesanti?”. Ed è un peccato perché i contenuti sono ottimi, le persone invitate a intervenire competenti e preparate, con un racconto decisamente solido della materia, eppure c’è un’aura che mi pare un po’ sull’intellettuale andante, troppo distante dalla quotidianità. Ecco, ho fatto fatica e l’ho fatta persino nell’episodio con il dott. Madeddu, che è stato un mio docente universitario, di cui ho amato a tal punto le lezioni, da averlo scelto come relatore per la tesi triennale.
🎧 Don Chisciotte. Negli ultimi mesi sono in fissa con l’economia, materia in cui sono dannatamente ignorante e che credo sia necessario recuperare. Vi avevo già parlato in passato di diversi podcast al riguardo (Rame e Grano, tra i miei preferiti), questo mese ho iniziato ad ascoltare Don Chisciotte che ha una selezione di argomenti interessanti, rispetto a cui si prende un buon tempo di approfondimento: dal quanto costa sposarsi al sentirsi in ritardo avendo 30 anni, dagli investimenti al quando iniziare a pensare alla pensione. Ottimi gli argomenti, per me faticosi lo stile e il tono di voce, ma so che son gusti soggettivi. Io, per sicurezza, ve lo segnalo
📚 Tutta la stanchezza del mondo . Lo sto ascoltando su Storytel ed è un ascolto piacevole, scorrevole. Enrica Tesio ripercorre, a partire dalla dimissione del Papa, le proprie fatiche private, le quali sembrano incontrare le fatiche che ammorbano pressoché ogni casa. Passando attraverso un tono umoristico, crea un filo che fa sentire meno soli e meno strani, generando condivisione.
📚 Relazione terapeutica e tecniche esperienziali. Questo è un libro specifico per gli addetti ai lavori e illustra un metodo utile per aiutare i pazienti nel processo di cambiamento, passando certamente attraverso la parola, ma anche attraverso il corpo e le esperienze. Come sempre, Dimaggio ha un modo di narrare la psicologia che amo: rigoroso, ma non serioso. Lo abbiamo anche intervistato per un futuro episodio del podcast, quello sul narcisismo femminile, che uscirà l’8 giugno.
📺 Baby Reindeer - Netflix. Serie che non avrei mai guardato se non si fosse reso necessario per due ragioni: tanti pazienti l’hanno portata in terapia, moltissime persone ci hanno posto domande al riguardo, su Instagram. A quel punto, ci siamo rese conto che sarebbe stato utile farci su un episodio del podcast, quello che uscirà il 15 giugno e in cui risponderemo alle vostre domande: che funzionamento hanno? Perché la presenza di una stalker donna mi inquieta quasi più delle storie in cui gli stalker sono uomini? Perché lui mi irrita così tanto?
E…stop!
E per questo mese è tutto. Poiché a partire dal 27 maggio -fino al 7 ottobre- sarò in maternità, la prossima newsletter arriverà a settembre; in quel caso, non so ancora se manterrò il 13 come data, ma nel mese di settembre ho due eventi importanti che ci terrei a raccontarvi da vicino: l’inaugurazione del Centro Il Fico (21 settembre) a cui siete tutti invitati e per cui vi manderò un invito ad hoc, e un percorso che io e Giorgia di Tellyst abbiamo in mente da parecchio e che vorremmo lanciare proprio a settembre (di questo non abbiamo ancora una data certa, ma vi racconteremo).
Come podcast da seguire ti consiglio ‘chiedilo a barbero’ o qualsiasi altro podcast o video you tube con barbero. Certo ti deve piacere la storia.
Per quanto riguarda la lettura: in quest'ultimo periodo ho amato Cuore Nero di Silvia Avallone, Quando muori resta a me di Zerocalcare, Open di Agassi, Io, te, l'amore di Stefania Andreoli, Chirù della Murgia <3.
Per quanto riguarda i podcast, mi sono appassionata a One More Time podcast, tutti quelli di Pablo Trincia, Indagini di Stefano Nazzi.