L'ansia di mangiare davanti agli altri
che poi, in fondo, è la paura dello sguardo e del giudizio altrui
Buon pomeriggio,
Com’è iniziato il nuovo anno?
Che fantasia! Quante volte ti avranno già fatto questa domanda nelle ultime due settimane? Immagino spesso e, altrettanto spesso, avrai sentito parlare di buoni propositi. Nell’episodio del podcast che è uscito sabato, abbiamo provato a sfatare qualche mito in merito e a capire perché i buoni propositi “falliscano” così spesso. Lo abbiamo fatto utilizzando la serie tv “Odio il Natale” (giusto per portare un po’ più in là le atmosfere natalizie).
Io amo molto questo periodo dell’anno e stavolta è stato pure particolarmente rilassante. Tolto l’orologio, siamo stati principalmente a casa, con i tempi lenti, le tarde sveglie e il principale obiettivo (bisogno!) di riappropriarsi dei propri ambienti, quelli che di solito rischiano di diventare una parentesi nel tran tran quotidiano. Ho sistemato diverse stanze di casa, trovato un posto per quegli oggetti che lasci lì “in attesa di avere tempo” (e, poiché quel tempo pare non arrivare mai, loro vegetano sul parquet e sul mobile di turno, accumulando affaticamento per gli occhi). Una mattina io e mio figlio siamo usciti alle 12.30 perché ci era venuta voglia di stare all’aria aperta, abbiamo rincasato alle 14 e abbiamo deciso di pranzare. Così, seguendo la scia del bisogno.
Avevo bisogno di questo e, in effetti, sono tornata molto rilassata.
Ma bando alle ciance e veniamo a noi: c’è una nuova lettera che ci aspetta!
“Salve Doc,
Credo che lei sia stata una delle prime a parlare dell’ansia di mangiare davanti ad altre persone. Ho sempre pensato di essere strana e che fossi la sola ad avere questo problema e invece mi sono resa conto che forse non è così. Da qualche anno evito sempre più cose che riguardano il problema: se mi invitano trovo una scusa, se sono in giro compro qualcosa take-away e mi nascondo per mangiarlo, non invito più nessuno a casa e se mi invitano vado “già mangiata”. Immaginerà che si tratta di una prigione ed me la sono costruita da sola!
Non le chiedo come se ne esce, perché la seguo da molto e ho capito che non esistono soluzioni magiche. Le chiedo però se ha qualche sassolino per me in tasca.
Con affetto,
G.”
Cara G.,
Intanto, grazie per la fiducia!
Sai, anche io ho l’impressione di scorgere sempre più persone con questo problema. Non ho ben capito se siano in aumento o se, pian piano, riescono a uscire dal proprio nascondiglio, spinti forse anche dal fatto che se ne senta parlare sempre più spesso.
Fatto sta che, se 10 anni fa avevo una sola persona in terapia con questo problema, oggi mi capita sovente di affrontarlo. La mia poltroncina (e anche i social, devo dire) sono diventati un punto di osservazione privilegiato per provare a tracciare un linea e unire i punti in comune tra i diversi pazienti.
Al netto della storia personale, le motivazioni di chi soffre di ansia di mangiare in pubblico sembrano affondare le radici quasi sempre nello stesso punto, ma te lo racconto verso la fine, in modo da lasciare prima lo spazio alle tue riflessioni e a qualche sassolino*.
*Piccola nota per il lettore che fosse passato di qui casualmente: uso spesso la metafora dei sassolini, per indicare piccoli spunti di riflessione. Non amo le risponde preconfezionate, non credo facciano parte del mio mestiere, sono bensì dell’idea che sia possibile lanciare spunti e domande - i sassolini, appunto- che aiutino la persona a orientarsi e a costruire una propria, personalissima, risposta.
Partiamo da qui: i sintomi non giungono mai per caso, essi rappresentano il modo migliore che la persona ha trovato per difendersi da qualcosa che fa ampiamente paura.
Dunque, nel tuo caso la difesa è l’evitamento. E quella difesa si applica alle situazioni in cui devi mangiare davanti ad altri (sintomo).
Qual è la paura? No, non è quella di mangiare in pubblico. Quello è solo un vestitino esterno, ma c’è sicuramente una paura più profonda ed essa è la vera radice del tuo sintomo. È lì che dobbiamo andare a guardare, è quello il vero problema da risolvere. Per farlo, possiamo sfruttare il tuo sintomo e porci delle domande in merito:
Quando è iniziata? Scrivi “da qualche anno”. Perfetto: ricordi in quale periodo? Cosa stesse accadendo in quel momento? Ricordi la prima volta in cui hai avuto (anche solo un pochino di) ansia di mangiare in pubblico? Prima di quel momento come andava? Cosa accadeva? In che fase di vita si colloca il momento spartiacque (prima e dopo il sintomo)?
Non ho dati sulla tua età, ma scommetterei che sia iniziata in un momento in cui hai sentito di crescere, di passare a un’età più grande, più adulta (alla fine di questa mia risposta, ti spiego il perché. Non voglio far la misteriosa, ma ci tengo tu possa riflettere liberamente, senza troppe incursioni da parte mia)Cosa succede in quel momento? Immagina di essere nella situazione in cui rischi di mangiare davanti a qualcuno: su cosa si focalizza il tuo pensiero? Cosa ti fa più paura? Alcuni hanno l’ansia di vomitare, altri di sbrodolarsi addosso, altri di avere un groppo alla gola che impedisce di andare oltre…Osserva dove si posa il tuo pensiero e proviamo a vedere cosa ti fa venire in mente.
ESEMPIO 1: moltissime persone hanno l’ansia di avere, come conseguenza del pasto, un episodio di vomito davanti all’Altro. A cosa associamo il vomito? In genere a qualcosa di schifoso, di disgustoso. Ecco, proviamo a immaginarlo come metafora di qualcosa: temo che mi esca qualcosa dalla bocca che, non solo è incontrollabile, ma sarebbe schifoso e disgustoso per me e per gli altri.ESEMPIO 2: alcune persone hanno l’ansia di sporcarsi/sbrodolare e di non saper mangiare bene. Chi è che si sporca mangiando? Chi ci viene in mente? Un bambino o uno un po’ imbranato. Anche qui, immaginiamolo come metafora: sembrare un bambino, un imbranato, davanti a uno che invece appare più adulto (un’autorità), il quale mi guarderà di certo con rimprovero, giudizio e forse sempre con un certo senso di schifo (c’è quasi sempre il tema dello schifo quando si ha l’ansia di mangiare davanti agli altri).
Ci sono persone davanti alle quali non capita? Molto spesso, ci sono persone davanti a cui l’ansia di mangiare non si attiva. Nelle storie dei miei pazienti, si tratta quasi sempre di persone familiari, di fiducia, legate alla sfera intima, davanti alle quali ci si sente “alla pari” (non più piccoli, non inferiori, davanti a cui non c’è nulla da dimostrare). Sarà interessante confrontare il modo in cui vedi queste persone con il modo in cui vedi le persone davanti a cui, al contrario, si attiva l’ansia.
Ci sarebbero mille altri sassolini, ma intanto partirei da qui.
Giunti verso la fine, ti racconto quale sia il filo conduttore, quello che accomuna le diverse persone che soffrono del tuo stesso problema: il primo strato è quello dell’ansia sociale, ossia è l’ansia di trovare davanti ad altri che rischiano di esprimere un giudizio, che potrebbero canzonare e deridere.
Il secondo strato, ha quasi sempre a che fare con la sensazione di essere piccoli, poco adeguati. L’ansia scatta perché ci si sente dei pulcini (ma non teneri, bensì percepiti come schifosi, disgustosi, poco piacevoli) dinanzi a un’autorità più grossa. Non ci si sente attrezzati (non so mangiare) per far parte del mondo dei grandi (mi sbrodolo o vomito come un bambino). Quei grandi, quelle autorità ci guardano dall’alto con disapprovazione e con un po’ di disgusto. E, quindi, ecco che scatta l’evitamento: già, perché se mi avvicino troppo agli altri (mangiarci insieme è qualcosa di vicino, intimo), ecco che rischio di essere guardato in quel modo, di essere disapprovato e/o deriso. Meglio starne fuori e tac l’ansia sociale (evitamento) che mi difende dal contatto dell’Altro
Terzo strato, il più profondo, ha a che fare con la propria storia familiare: dove nasce quest’idea di essere piccoli e disgustosi, sempre poco attrezzati per mangiare al tavolo dei grandi? E lì ogni storia familiare ha la sua spiegazione e spero tu possa concederti uno spazio di terapia in cui portare il problema mettere a fuoco come sorga alla luce della tua personalissima storia, perché immagino quanto possa sentirti sempre più in gabbia.
Un caloroso saluto!
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E tu, caro lettore o cara lettrice, hai mai avuto qualche ansia simile? Ci sono situazioni in cui si attiva l’ansia dell’Altro, del giudizio? Prova a tracciare un filo tra le diverse situazioni che ti mettono ansia. Quasi certamente, hanno dei punti in comune tra loro!
Come sempre, se ti va di condividere qualche riflessione, son qui!
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E per questo mese è tutto, ci rivediamo il 13 febbraio con una nuova newsletter che non stressa (si spera!), ma come sempre passo prima per gli auguri di Buon Natale!